Il decalogo dell’Albero

albero1 – Osserva l’albero, testimone della memoria
L’albero antico custodisce in sè le radici della storia e può narrare le vicende più remote. Nessun altro essere vivente eguaglia lontanamente la sua età: che in qualche caso, come quello del Pino longevo della California, detto Matusalemme, può aggirarsi intorno ai 5.000 anni.
2 – Onora l’albero, padre della spiritualità
Presso tutti i popoli semplici e primitivi l’albero è sacro, e come narra Plinio il Vecchio “le foreste furono i templi delle divinità”. Ed infatti le prime colonne di questi templi non erano costruite da blocchi di marmo, ma da autentici tronchi giganteschi di Cipresso di Creta e di Cedro del Libano.
3 – Rispetta l’albero, radice dei miti
Nei tempi più remoti, si credeva che l’origine del mondo fosse collegata all’albero cosmico, un albero straordinario ed immenso, con chioma espansa e forte, che costituiva l’asse dell’Universo ed univa il mondo degli abissi sotterranei, esplorati da radici possenti, al cielo più alto e alla stessa divinità.
Ancor oggi molti popoli primitivi, come gli indios amazzonici, ritengono che i grandi alberi della foresta tropicale pluviale sostengano la volta celeste, e che il cielo crollerà il giorno in cui questi alberi verranno abbattuti.
4 – Ammira l’albero, fonte di ispirazione
Dalla contemplazione dello splendore e della varietà degli alberi scaturisce la scoperta e l’apprezzamento per l’armonia e la bellezza del mondo. Ogni albero racchiude una storia, un mistero, una sorpresa per la mente e il cuore dell’uomo che sappia penetrare oltre la sua scorza. Ed offre equilibrio e creatività a quanti si avvicinino ad esso con occhio giovane, libero e aperto.
5 – Conserva l’albero, casa degli animali
L’albero è anche l’insostituibile dimora segreta per mille creature di tutte le specie, animali grandi e piccoli, familiari e sconosciuti, che vi trovano cibo, tana e rifugio.
Soprattutto i grandi alberi plurisecolari, nella fase finale del loro ciclo vitale, e lo stesso legno morto che ne deriva, offrono l’ambiente ideale per la riproduzione di una biodiversità tanto rara, quanto ricca e preziosa, essenziale per il funzionamento e la stabilità degli ecosistemi.
6 – Tutela l’albero, custode del suolo
Un grande albero sano, in un bosco ben conservato, può assorbire con la sua chioma metà della pioggia, restituendo poi gradualmente l’acqua raccolta, sotto forma di vapore acqueo. Ma anche la pioggia che raggiunge e penetra il suolo vi arriva sapientemente dosata e smorzata, senza quella terribile forza dinamica di erosione che, sui suoli denudati, ha creato nel nostro Paese la piaga di frane, alluvioni, smottamenti e dissesto idrogeologico.
7 – Proteggi l’albero, sorgente di forza e di vita
Ogni albero sprigiona colori inarrivabili, suoni indecifrabili e profumi sconosciuti in ogni ora del giorno e della notte, e nelle varie stagioni. Ed anche dopo la morte, i rami caduti, i tronchi in disfacimento e i ceppi marcescenti offrono asilo e nutrimento alla più varia, ricca e preziosa microfauna e microflora: una straordinaria comunità vivente, dalla quale dipendono la fertilità del suolo e gli equilibri dell’ecosistema.
8 – Difendi l’albero, purificatore dell’aria
Un albero grande e bello costituisce un patrimonio insostituibile: tagliarlo quand’è maturo, sostituendolo con un giovane germoglio, non garantisce affatto la compensazione di tutti i servizi ecologici perduti. La superficie fogliare di un albero appena piantato è infatti di circa un metro quadrato, vale a dire oltre mille volte inferiore a quella d’un albero adulto.
9 – Apprezza l’albero, sorgente di benessere e di felicità
L’albero offre generosamente molti ecoservizi inestimabili per l’umanità, tra cui in primo luogo un’efficace azione di climatizzazione soprattutto nei periodi più caldi ed afosi, donando ombra fresca e ristoro, riducendo la temperatura ed
aumentando l’umidità. Lo stesso albero può inoltre smorzare fino a metà la velocità del vento, attenuando sensibilmente anche tutti i fastidiosi rumori circostanti.
10 – Godi dell’albero e dei suoi doni preziosi
L’albero può offrire risorse materiali inestimabili – legno, rami e fogliame, frutti, bacche e radici – ricche di utilità molteplici per la vita dell’uomo: da sfruttare però con misura e saggezza, raccogliendo sì i frutti e le altre risorse rinnovabili, ma senza mai impoverire né intaccare il basilare patrimonio che le produce.

Assalto 2011 ai Parchi d’Abruzzo

Dopo il terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo, e la condanna all’oblio perpetuo della città dell’Aquila, destinata a diventare la Pompei del Terzo Millennio – come denuncia chiaramente il suo ultimo abitante che ancora non vuole abbandonare la città, l’insigne storico professor Raffaele Colapietra – le associazioni ambientaliste lanciano oggi un nuovo l’allarme: mascherato da opera benefica, avanza ora silenziosamente un altro sisma devastante, questa volta di origine umana e fortemente voluto da politici, affaristi e costruttori. Un diluvio di cemento gabellato per “opera di bene”,  che presto colerà sulle montagne circostanti, dal Gran Sasso al Velino-Sirente.

La soluzione magica di tutti i problemi economici, sociali e urbanistici che affliggono il territorio viene infatti individuata senza esitazione. Si tratta di creare i tanto decantati bacini sciistici: impianti, costruzioni e consumi di territorio nel cuore degli ultimi ambienti naturali finora scampati alla distruzione. Poco importa che si tratti di Parchi Nazionali di grande valore, sottoposti a tutti i vincoli di tutela, nè rileva che – come ormai tutti dovrebbero sapere – l’innevamento della penisola (anche a causa del riscaldamento globale, reso evidente dalla progressiva scomparsa dell’unico ghiacciaio appenninico, il Ghiacciaio del Calderone), non risulta davvero in grado di sostenere attività invernali per prolungati periodi.

Si finge di ignorare ciò che è ormai assodato: e cioè che gli impianti sciistici nell’Appennino costituiscono imprese disastrose sul piano economico, capaci di produrre molti danni paesaggistici, ecologici e ambientali, ma in grado di offrire pochissimi posti di lavoro, e destinate a restare comunque fortemente passive. I ricorrenti fallimenti delle stazioni di Scanno e Pescasseroli, che continuano a divorare fiumi di danaro senza risolvere mai alcun problema, lo dimostrano chiaramente. Nessuno deve fingere di non sapere, e non vedere, che in realtà questi impianti rappresentano veri e propri “specchietti per le allodole” per richiamare un turismo benestante, convincendolo ad acquistare la casa o la villa in montagna. Con un grimaldello del genere, lo scrigno della montagna inviolata potrà essere aperto alla consueta ondata  cementizia, edificatoria e speculativa: proprio come è già avvenuto in molte altre località dell’Appennino, vedere per credere.

E allora? Perchè incaponirsi a considerare questi bacini sciistici un toccasana magico per il futuro delle zone terremotate, come vorrebbe sostenere il nostro attuale governo attraverso le ripetute visite pastorali all’Aquila del sottosegretario Gianni Letta? Nessuno si rende conto del fatto che la verità è ben diversa, e che si prepara invece un diluvio di edilizia residenziale di media e alta quota, con alberghi, condomini e ville da vendere a romani e napoletani? In questo periodo di crisi finanziaria, da dove mai proverranno questi fiumi di danaro pronti a cementificare l’Aquilano in nome di una causa santa, definita “un vero atto d’amore” per le comunità locali? Qualcuno avrà il coraggio di rivelare cosa stia covando davvero sotto alle montagne dell’Abruzzo, un tempo noto come la mitica “Regione Verde d’Europa”? Nessuno ricorda le battaglie degli anni Settanta condotte con successo contro la speculazione selvaggia al Parco Nazionale d’Abruzzo? Allora le analisi socioeconomiche condotte dal Direttore Soprintendente Franco Tassi, le prime del genere a livello internazionale, dimostrarono in modo inoppugnabile che a trarre guadagno dallo sfacelo del territorio erano pochi affaristi, che i paesi e le comunità locali ne ricavavano soltanto svantaggi, e che assai meglio sarebbe stato invece puntare sulla risorsa Parco. Una strategia innovativa, che poi avrebbe avuto pieno successo con l’ecosviluppo e l’ecoturismo di Civitella Alfedena e di altri villaggi nel cuore del Parco, privi di impianti sciistici ma ricchi di natura protetta.
La domanda che sorge spontanea è quindi una sola, semplice e chiara: perché l’Abruzzo non torna ad essere la Regione Verde dei Parchi? Rilanciandoli davvero, e cercando nell’ambiente,  nella sua conservazione e intelligente utilizzazione la risorsa migliore per il proprio futuro… Comprendendo finalmente, nel segno e nel nome dell’Orso marsicano, che la strada maestra per il proprio riscatto è quella della natura.