Siamo nel 2015 e anche per un ente come Comitato Parchi, attivo su questo fronte, diviene fondamentale saper comprendere e adeguarsi alle dinamiche del web. Una rete che, come scoprirete in questo articolo, è fatta anch’essa di animali come Madre Natura. Eh sì, perchè Google, Re indiscusso della “Foresta”, ha preso come simbolo delle sue direttive alcuni dei nostri simpatici amici che, per webmaster e professionisti del settore si sono però rivelati spesso dei veri e propri incubi. Andiamo insieme a scoprirli e vedere come districarsi all’interno del Google-Zoo.
Panda, Penguin e Hummingbird: gli animali algoritmi
Lo Zoo di Google è composto da Panda, Penguin, Hummingbird, ma non stiamo parlando di simpatici animaletti, bensì di algoritmi, i meccanismi che determinano come un sito web dev’essere posizionato con le parole chiave che gli pertengono sui risultati appunto di Google. Aggiornamenti che vengono rilasciati per offrire agli internauti un’esperienza di ricerca e navigazione migliore.
Oggi più che mai, chi possiede un sito o un blog ha l’esigenza di posizionarsi primo nei motori di ricerca. Per farlo occorre diventare “animalisti”? Se la mettiamo in questi termini, a quanto pare sì! Google, il numero uno dei motori di ricerca, utilizza un panda, un pinguino e un colibrì per decidere chi mostrare prima nei risultati quando un utente fa una ricerca. Non a caso, proprio Panda, Penguin ed Hummingbird sono i tre nomi degli algoritmi che determinano l’ordine di visualizzazione nelle SERP (search engine result page) di Google. E’ di fatti fondamentale imparare a conoscerli per capire cosa fanno e come “addomesticarli”.
Panda: occhio ai contenuti
Iniziamo da Google Panda, che dà il nome al primo algoritmo, introdotto da Google nel 2011, che ad oggi, ha subito diversi aggiornamenti. Google Panda fu creato all’epoca per “marginare” un problema molto diffuso: la copia dei contenuti. Succedeva che “webmaster” e “blogger”, invece di creare contenuti unici ed originali, utilizzavano il copia ed incolla duplicando i contenuti di altri siti e blog. Allo stesso modo, e nello stesso periodo, nascevano ogni giorno centinaia e migliaia di aggregatori, ovvero, portali che in maniera del tutto automatica, attingevano articoli da alcuni blog, copiando interamente il contenuto e riproponendolo come “nuovo ed originale”. Ecco perchè Google, con lo scopo di migliorare i risultati delle ricerche, ha studiato l’algoritmo capace di far precipitare nelle serp i siti contenenti esclusivamente materiale copiato che risultava privo di qualità.
Sconfiggere il Panda non è affatto semplice, spesso può richiedere mesi di lavoro e diversi tentativi: Michael Vittori, esperto SEO del settore, ci è riuscito e ha raccontato come in questo articolo.
Penguin: a caccia dei link scomodi
Google Penguin, venne introdotto un anno più tardi rispetto a Google Panda, esattamente nell’aprile dell’anno 2012. Escogitato per colpire tutti coloro che esagerano “sovraottimizzando” le proprie pagine. L’algoritmo è preposto per scoraggiare tutte le tecniche di black hat, pratiche scorrette per posizionare al meglio i blog od i siti tra i risultati di ricerca. Google Penguin, ha il compito di analizzare i link e gli anchor text (ossia il testo linkato) penalizzando chi ne abusa, facendo di fatto SPAM.
Hummingbird, il colibrì intelligente
Google Hummingbird, (il colibrì), ha preso il volo nell’Agosto del 2013. L’algoritmo fu introdotto da BigG con lo scopo di rendere migliore la visualizzazione dei risultati di ricerca. In questo modo, se ad esempio si cerca “Cosa trasmette domani sera Canale 5?”, grazie ad Hummingbird, si potrà visualizzare la programmazione, direttamente tra i risultati di ricerca, senza dover effettuare click successivi, questo perchè la domanda riceve una risposta. Search Engine Land, celebre rivista online statunitense, spiega nel dettaglio il funzionamento di Hummingbird in questo post.
Le linee di condotta corrette
Al fine di non essere penalizzati dagli algoritmi Google, occorre realizzare contenuti originali di qualità, e soprattutto non serve cercare metodi facili e “furbi” per posizionarsi sui motori di ricerca. Di fatto, il fine ultimo di Google e dei suoi algoritmi è quello di fornire all’utente il migliore risultato, consono alla sua query di ricerca.